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  • av Tolstoj
    129,-

    In questo saggio del 1890 Lev Tolstoj - all'età di sessantadue anni - mette in guardia l'umanità dai rischi connessi all'ottundimento volontario della coscienza. Tale ottundimento è realizzato mediante quelle che lui chiama droghe - e in questa categoria annovera non solo quelle che chiamiamo droghe anche noi, ma anche alcolici e fumo. In altre parole fa quello che ogni società dovrebbe fare - considerare tutte le sostanze che alterano la coscienza alla stessa stregua, che facciano o no parte della tradizione locale culturospecifica. La parola che abbiamo tradotto droga, durman, è l'espressione russa per lo stramonio (Datura stramonium) e, per estensione, di tutte le sostanze inebrianti. Un'altra parola che ricorre spesso in questo saggio è quella che abbiamo tradotto stupefacenti, in russo odurâûŝij, participio presente del verbo odurât', che significa annebbiare la coscienza mediante influenza esterna. Mi rincresce che la parola suoni un po' burocratica, e per la precisione a me ricorda il gergo dei verbali di polizia, ma d'altra parte l'unica alternativa era inebrianti, che non è particolarmente vantaggiosa.Anche quello che Tolstoj ci dice sul fumo è di grande attualità. Il pericolo di questa "droga" è che ce la si può portare in giro ovunque, non necessita di particolari attrezzature, e - all'epoca in cui il testo è stato scritto - si poteva consumare ovunque, senza limitazioni, solo dopo avere detto la frase di rito Le dà fastidio?, a cui l'unica risposta beneducata possibile è No, faccia pure. I fumatori, allora come ora, approfittano di questo bug nella nostra cultura - la beneducazione che impedisce di dire le cose come stanno - e inquinano lo spazio degli altri come non sarebbe ammissibile con altre sostanze inquinanti - odori corporali, per esempio. Come dice Tolstoj: Nessuno si permetterebbe di bagnare il pavimento della stanza in cui ci sono delle persone, fare rumore, urlare, far entrare il freddo, il caldo o la puzza, fare cose che disturbano e danneggiano gli altri.Come succede a tutti i grandi, c'è una parte della produzione letteraria di Tolstoj di gran lunga sottovalutata. Per fortuna c'è sempre tempo per recuperare il tempo, perduto non leggendo i saggi di Tolstoj.Buona lettura!

  • av Majakovskij Vladimir Majakovskij
    285,-

    Le poesie di Maâkovskij sono famose in tutto il mondo perché con le sue ¿scalette¿ di versi e con la sua sperimentazione lessicale e grafica sono state innovative e, per un certo tempo, sono state compagne di strada del regime totalitario instauratosi nell¿ottobre 1917. Nel 1923 Maâkovskij andò a New York e davanti a un grattacielo fu ispirato a scrivere la sua prima poesia ¿a scalettä. Probabilmente è stato ispirato dalle finestre accese/spente del grattacielo. Dal 1923 al 1930, anno del suicidio, quasi tutte le sue poesie sono scritte così, con i versi che non vanno a capo del tutto, descrivendo delle ¿scalette¿ con i caratteri tipografici. Il suicidio del poeta nel 1930 ¿ causato in parte dalla disperazione del proprio amore possessivo per Verónika Polónskaâ ¿ si inserisce nel contesto della divaricazione sempre più marcata tra il poeta della (sua personale idealizzata astratta) rivoluzione, e il poeta di riferimento del Partito comunista dell¿Urss ¿ ruolo, quest¿ultimo, che lo metteva sempre più a disagio. I poeti morti suicidi spesso godono di una fama particolare, e in questo Maâkovskij non fa eccezione. Sono stati fatti diversi studi scientifici sulla correlazione tra malattia mentale e poesia, e tra poesia e suicidio, e sono state scoperte varie cose interessanti. In sostanza esiste una correlazione positiva tra schizofrenia e creatività verbale e in particolare poetica. La cosa non deve sorprendere, se pensiamo che scrivere poesie significa spingere al limite estremo il confine tra scrittura ¿ e quindi sintassi, linearità della prosa ¿ e associazione libera ¿ e quindi paradigma, salto logico, metafora, nesso privato. Per dirlo con un termine che è volutamente in parte tecnico-medico e in parte suggestivo di una collocazione di frontiera, i poeti sono «borderline», cavalcano il confine tra lingua e metalinguaggio, fanno il surf sull¿onda che separa l¿esposizione ordinata e l¿affastellamento creativo, e a volte ne sono travolti. Maâkovskij soffriva di certo di un delirio di onnipotenza-grandezza.

  • av &#268, Anton Pavlovi&#269 & echov
    115,-

    «È arrivato Volódâ!» gridò qualcuno fuori. «È arrivato il padroncino Volódâ!» strillò Natàl¿â, correndo in sala da pranzo. «Ah, Dio mio!». Tutta la famiglia Korolëv, che aspettava l¿arrivo del suo Volódâ da un momento all¿altro, si precipitò alle finestre. All¿ingresso c¿era un grande rozval¿ni1 e un vapore denso saliva dalla trojka di cavalli bianchi. La slitta era vuota, perché Volódâ era già nell¿ingresso e si stava slacciando il cappuccio con le dita arrossate, congelate. Il cappotto dell¿uniforme del ginnasio, il berretto, le galosce e i capelli sulle tempie erano coperti di brina ed emanava dalla testa ai piedi un odore di gelo così buono che, guardandolo, veniva voglia di rabbrividire e dire: «Brrr!». La madre e la zia si precipitarono ad abbracciarlo e baciarlo, Natàl¿â gli si accasciò ai piedi e cominciò a sfilargli i vàlenki2, le sorelle si misero a strillare, le porte cigolavano, sbattevano, e il padre di Volódâ, col solo gilè addosso e le forbici in mano, si precipitò nell¿anticamera e gridò spaventato: «È da ieri che ti stiamo aspettando! Hai fatto buon viaggio? Tutto bene? Signore, mio Dio, lasciate che saluti suo padre! Cos¿è, non sono suo padre?»

  • av &#268, Anton Pavlovi&#269 & echov
    125,-

    «Un ozio perfetto, questi baci in mezzo al bianco del giorno, con circospezione e paura d¿essere visti, il caldo, l¿odore del mare e il continuo balenare davanti agli occhi di persone oziose, eleganti, sazie lo avevano come rigenerato». In certi passi la voracità e la golosità ¿ l'oralità ¿ vengono apertamente contrapposte ai sentimenti, come qui, dove al dramma dell'amore impossibile si sovrappone il dramma della sua incomunicabilità, perché Gurov si ritrova circondato da persone che vivono l'intera loro vita ruotando intorno al cibo: «E ormai era afflitto dal forte desiderio di condividere con qualcuno i suoi ricordi. Ma a casa non poteva parlare del suo amore, e fuori casa non c¿era nessuno. Non con i vicini e nemmeno in banca. E di che cosa parlare? Quindi la amava veramente? [...] "Se lei potesse sapere quanto era affascinante la donna che ho conosciuto a Âlta!". Il funzionario salì sulla slitta e partì, ma improvvisamente si voltò e chiamò: "Dmitrij Dmitri¿!" "Che cosa?" "Aveva ragione prima: lo storione aveva un odorino così così!" [...] Che costumi selvaggi, che gente! Che serate senza senso, che giornate poco interessanti, insignificanti! La smania del giocare.

  • av echov & Anton &#268
    135,-

    Quando si traduce si fanno necessariamente delle scelte, perché non si può tradurre tutto in modo ottimale. Nel caso specifico, quando il testo della traduzione è destinato alla recitazione, tutte le battute devono avere come dominante la recitabilità, la pronunciabilità, la plausibilità della frase. Sono considerazioni che fa in primo luogo l¿autore, e che il traduttore deve fare proprie. Fermo restando che un testo del 1896 non ha di solito lo stesso registro e lo stesso lessico di un testo del 2022, le frasi devono suonare verosimili in bocca a chi le pronuncia. Questa è stata la nostra preoccupazione principale traducendo il capolavoro di ¿echov. L¿altra dominante è stata il rigore filologico. Quando si traduce un gigante, non solo letterario ma anche filosofico e umano, bisogna mettere da parte ¿ se necessario: con ¿echov a noi è successo molto di rado ¿ il proprio gusto personale e lasciar emergere quanto possibile la poetica dell¿originale. La tragedia (non si capisce perché l¿autore la definisca «commedia») ruota intorno alla figura di una donna affetta da disturbo istrionico della personalità, Arkàdina.

  • av Nikolaj Leskov
    149,-

    In questo volume vengono accostate due opere di Leskóv in apparenza lontane tra loro. La prima, L¿angelo sigillato, è un racconto del 1873 e ha per tema le vicissitudini di un gruppo di vecchiocredenti1. La seconda, L¿ebreo in Russia, è un saggio del 1883 sull¿antisemitismo. Che cosa le accomuna? Leskóv conduce un¿esistenza ai margini: della società, della letteratura, della politica. Educato all¿onestà e alla modestia, autodidatta, il suo talento artistico viene scoperto per caso, da un conoscente del suo datore di lavoro Scott, a cui sono capitate in mano per caso lettere di lavoro, relazioni da zone sperdute dell¿impero russo inviate da Leskóv. Da questo primo lettore casuale sono venuti i consigli a impegnarsi nella letteratura, e quindi i primi racconti.

  • av Vlahov Florin
    139,-

    Il concetto di «traduzione dei realia» è doppiamente convenzionale: i realia di norma sono intraducibili (in un¿ottica dizionariale) e, sempre di norma, normalmente non vengono resi (nel contesto) per mezzo di una traduzione.

  • av Bruno Osimo
    135,-

    Caro Bruno, la poesia mi affascina e mi mette soggezione.Spesso mi appare ermetica e, anche se condivido fino in fondo, senza considerarla riduttiva, la definizione che ne dava GF Contini (a memoria, dal liceo) di "cosciente rifiuto e lucido superamento delle regole sintattiche e grammaticali", la mia ammirazione e la mia soggezione ad essa sconfinano qualche volta in una specie di rinuncia alla comprensione razionale e in un contemporaneo abbandono ed abbraccio emozionale, o emotivo: il che mi basta per apprezzarla e amarla.Questa premessa per affermare con modestia e semplicità che le mie parole sul tuo lavoro vanno prese per quelle di un ingenuo lettore, che ha una venerazione totale per la parola scritta e che dunque ama la poesia, anche se ignorante in materia. Beh mi sono piaciute molto le tue poesie, molto.Mi colpiscono per il carico di attrazione per il femminile che testimoniano, mi seducono per la sensualità che sprigionano, mi incuriosiscono per i sentimenti delicati, ma a volte robusti, che esprimono: ne scaturisce un mondo di emozioni e di pulsioni, e di fascinazioni che mi meraviglia, se lo confronto con il quadro razionale e apparentemente algido che offri di te quando ti apri agli altri. Forse è la scelta dei quadri, per la maggior parte rappresentanti femmine più o meno generose di sé, ma certo tutte profondamente femmine, ma da queste tue parole strutturate in brevi poemi liberi scaturisce una grande ricchezza emotiva dedicata, non dico univocamente, ma certo fortemente, all'altra metà del cielo. Dunque, dietro quella veste formalmente ineccepibile di uomo di lettere e di studio, cioè di mente e di ragione, sei un assatanato uomo di carne e di sensi: alleluia! E la forma leggera e agile che assumono le tue poesie, spesso in consapevole contrasto con alcuni quadri "importanti", sembra affermare che, nonostante l'entità e/o la gravità dei sentimenti provati, basta la musica lieve di poche parole a narrarli, che siano però le parole giuste, anche inventate. Mi sono piaciute senza riserve, dunque i miei complimenti. Grazie. Gianpaolo Tescari

  • av Bruno Osimo
    135,-

    Nolite mittere Silvam ante porcos Le tue mancate parole, le perle, i porci, non ti sembri soltanto, è vero, è così il mio sommo peccato: ti chiamo bella e mi abbracci, mi ti sdrai addosso. Beneducata Per buona educazione non sai essere volgare solo nel sonno piccoli abbai soffocati. Al coro degli sguaiàti, lanci lo sguardo a me per farmi capir che son villani.

  • av SOLOMON VOLKOV
    355,-

    Basata su testimonianze, memorie, interviste, questa bellissima storia della cultura a Pietroburgo coinvolge tanti nomi molto noti a livello mondiale, da Brodskij a Puškin, da Balanc¿in a Nabokov, da Dostoevskij a Achmatova. Solomon Volkov ha il pregio e il prestigio che gli permettono di condurre interviste che spaziano nell'arco di oltre un trentennio direttamente coi protagonisti della vita culturale di questa splendida città, spesso simbolo dell'anima creativa della Russia, in contrapposizione a Mosca, capitale politica e sede del dominio ideologico.

  • av Julija Voznesenskaja
    245,-

    Negli anni Ottanta, sul finire della Russia sovietica, 10 donne vengono rinchiuse in quarantena in un reparto maternità subito dopo il parto, e per 10 giorni raccontano una storia a testa su temi come lo stupro, la troiaggine, la gelosia, la vendetta, la seduzione e l'abbandono, sesso nelle situazioni ridicole, infedeltà, soldi, primo amore.

  • av &#268, Anton Pavlovi&#269 & echov
    135,-

    In questa novella-capolavoro del 1891, ¿echov si concentra in modo particolare su un tema che tra le righe aveva già caratterizzato alcune altre opere: quello della (scarsa) differenza tra animale non umano e animale umano. Per farlo, ha scelto come protagonista lo zoologo Von Koren, che può essere considerato un Antón Pàvlovi¿ ¿echov estremamente darwiniano. L¿urgenza del raffronto emerge da frasi come questa, in cui si accostano ¿versi¿ degli uni e degli altri: Laévskij indossò cappotto e berretto, mise in tasca le sigarette e si fermò perplesso; gli sembrava di dover fare qualcos¿altro. Nella via conversavano piano i padrini e stronfiavano i cavalli, e questi suoni nel primo mattino umido, quando tutti dormono e il cielo riluce appena, riempirono l¿animo di Laévskij di una disperazione simile a un brutto presentimento.

  • av &#268, Anton Pavlovi&#269 & echov
    115,-

    Postfazione Ho pensato di tradurre Il giardino dei ciliegi quando mi sono accorto che gli alberi in questione non sono ciliegi, ma amareni. Il dramma ruota intorno all'impoverimento della famiglia dovuto proprio al fatto che le amarene non sono trasportabili (e quindi commerciabili) a meno di sottoporle prima a procedimenti di conservazione (marinatura). Sono proprio i procedimenti che non sono più noti, e che causano la decadenza, con tutto ciò che ne deriva. Manca il tramandarsi di generazione in generazione dei "metodi di famiglia", delle "tradizioni" che hanno fatto di questo, il più grande amareneto della regione, una fonte di ricchezza. Quanto al "giardino", la parola russa sad si usa in locuzioni come fruktovyj sad, "giardino della frutta", ma che noi chiamiamo «frutteto», zoologi¿eskij sad, "giardino degli animali", ma che noi chiamiamo «zoo», botani¿eskij sad, "giardino botanico", ma che noi chiamiamo «orto botanico» e così via. Quindi risulta evidente che la resa «giardino dei ciliegi» è rozza e frettolosa (il che ovviamente non giustifica che non sia stata corretta nei centodieci anni successivi).

  • av &#268, Anton Pavlovi&#269 & echov
    115,-

    Come spesso succede in Cechov, questa novella esprime di continuo una visione sull'uomo dall'esterno, dal punto di vista delle altre specie. Qui, in particolare, compaiono molti uccelli, in varie forme. È stato spesso pubblicato in raccolte di racconti, intitolate per esempio "Titolo... e altri racconti". È proprio un torto, una violenza assemblare per motivi commerciali opere tanto diverse, tanto discrete. "Kak vsë èto póslo", forse direbbe Antón Pàvlovic se fosse qui a vederlo ¿ "Come tutto questo è volgare".

  • av Bruno Osimo
    259,-

    This Handbook of Translation Studies reflects my experience as a translation scholar, and a translation teacher, and a translator from Russian. The knowledge of the Russian language allowed me to read (and translate into Italian) crucial authors like Popovič, Lyudskanov, Torop, Revzin and Rozentsveyg. Since not many Western translation scholars know them, we get as a consequence a translation theory which is split between West and East according to a sort of 'cultural Berlin wall'.

  • av Raffaello Giovagnoli
    259,-

    Raffaello Giovagnoli, un perfetto sconosciuto in Italia, è uno scrittore romano notissimo in Russia e in tutti i paesi dell¿ex blocco sovietico. Questo romanzo del 1874, tradotto in russo quasi subito, nel 1880, ha venduto molte più copie in russo che in italiano. Chissà come farebbe piacere a Raffaello, morto nel 1915, sapere che il suo personaggio ha dato vita a così tante iniziative culturali all¿estero.

  • - Problemi traduttivi in relazione alle differenze culturali
    av Bruno & PH D Osimo
    129,-

    Una cultura è un modo di percepire la realtà. Non tragga in inganno il verbo «percepire». Qualcuno potrebbe pensare che, se la realtà oggettiva di una cultura è la stessa, anche la sua percezione debba essere unica per tutti gli individui. Ma la percezione è un fenomeno soggettivo, e ciò che è percepito non è la fotografia della realtà, ma una delle tante fotografie possibili. L'esperienza dell'individuo giunge a influenzare anche le sue modalità percettive.

  • - versione filologica del racconto
    av Bulgakov
    115,-

    Il racconto, che ha come titolo completo «¿ 13. Casa Èl¿pìt-Comune operaia», è stato scritto da Bulgàkov nel 1922, all¿età di trentatré anni. Contiene già il motivo dell¿¿appartamento malvagiö, poi sviluppato nel Maestro e Margherita. Prima del regime bolscevico, la casa di appartamenti situata al civico 13 di via Bol¿šàâ Sadóvaâ a Mosca apparteneva al signor Èl¿pìt. Anche gli inquilini erano benestanti: un direttore di banca, un industriale, un cantante lirico, basso, un generale, giudici, medici. L¿amministratore, Hrìsti, gestiva lo stabile in maniera impeccabile e tutto funzionava alla perfezione.

  • - ovvero Impara la disciplina piu astrusa con le canzonette
     
    139,-

    Stai per leggere il libro di Bruno Osimo: l¿hai soppesato, hai sbirciato qua e là tra le pagine.  È possibile tu ti senta intorno un pö di smarrimento.  Intanto perché non c¿è nessun termine inglese praticamente per le prime quaranta pagine (e anche quando infine si manifesta, non è neppure per una parola tecnica, ma è l¿inglese di una frase ¿ per di più, una frase che parla d¿amore). Cioè: questo è un libro in italiano. Con tutta la sua sintassi, con delle scelte precise, le parole talmente giuste che, anche quando parlano di cose complicate, hanno questa loro caratteristica bizzarra: si fanno capire. Sono sufficienti e confortevoli, non ci fanno mai sentire fuori posto.     Ma poi (e qui il tasso di perplessità è di quelli che fanno alzare le sopracciglia, è evidente): ma a chi serve sapere di semiotica? Oggi, voglio dire. In piena terza rivoluzione industriale.

  • - Il primo gradino. Saggio per una vita buona
    av Lev Nikolaevi&#269 & Tolstoj
    135,-

    "Questo saggio di Tolstoj del 1892 appartiene al periodo in cui il grande scrittore aveva rinnegato l'intera produzione letteraria della prima parte della sua vita ¿ quella comprendente Guerra e pace e Anna Karénina, per intenderci ¿ e aveva dedicato tutto sé stesso ad aiutare i poveri, i contadini, i bisognosi. Il titolo originale del saggio è «Il primo gradino» ma, data l'attualità scottante del tema del vegetarianismo, ho preferito modificare nella versione italiana il titolo e mantenere l'originale come sottotitolo. Il discorso del mangiare la carne è inserito nel quadro della successione delle virtù per condurre una vita buona. Per questo motivo, le prime otto parti del saggio sono dedicate a tutti i vizi e alle cattive abitudini che abbiamo, e all'ipocrisia ¿ diremmo oggi ¿ dei sedicenti credenti che predicano bene e razzolano male, perché non riescono a padroneggiare le proprie pulsioni, essendo privi di autocontrollo. I lettori interessati solo al discorso sul vegetarianismo possono, volendo, passare direttamente alla nona parte, intitolata «Visita al macello di Tula», e leggerla insieme alla decima e ultima."

  • - racconto: versione filologica a cura di Bruno Osimo
    av &#268, Anton Pavlovi&#269 & echov
    115,-

    "Cattiva condotta Una cagna giovane rossiccia ¿ incrocio tra un bassotto e un bastardino ¿ dal muso molto simile a una volpe, correva avanti e indietro sul marciapiede e guardava inquieta da una parte all¿altra. Ogni tanto si fermava e, piangendo, sollevando ora una zampa gelata, ora l¿altra, cercava di tirare le fila: come aveva fatto a perdersi? Si ricordava benissimo come aveva passato la giornata e come infine era capitata su questo marciapiede che non aveva mai visto. La giornata era cominciata che il suo padrone, il falegname Lukà Aleksàndry¿, indossava il berretto, metteva sotto braccio un affare di legno avvolto in un panno rosso, e gridava..."

  • - Versione filologica del racconto lungo
    av Fëdor Dostoevskij, Fedor Mihajlovi&#269 & Dostoevskij
    149,-

    «Questo romanzo breve potrebbe essere considerato la descrizione di un caso clinico con evidenti e variegati sintomi di persecuzione. Il mio interesse è limitato allo studio dello stile. I temi di Dostoevskij, i suoi stereotipi e le sue intonazioni sono presentati nel modo più vivido. È la quintessenza della dostoevsticità. La prima parte è composta da 11 piccoli capitoli, o sezioni. La seconda parte è lunga il doppio della prima ed è composta da 10 capitoli più lunghi con diversi incidenti e dialoghi. La prima parte è un monologo, ma un monologo che coinvolge ascoltatori immaginari. In tutta questa parte, l'uomo del sottosuolo, il narratore, si rivolge al pubblico, apparentemente filosofi alla buona, lettori di giornali e, come li chiama lui, "persone normali"» (Vladimir Nabokov).

  • - Poesie intorno a Deiva
    av Bruno Osimo
    125,-

    Ma se il vento, prepotente e assassino decide ora di essere tiepido, di essere gelido di andare venire restare da sé solo un costrutto, dici tu, solo un costrutto culturale ma cos¿altro cos¿altro ho per aggrapparmi cosa c¿è di base, qual è il fondo solido? il nucleo intorno a cui si avvolgono le certezze? come un rocchetto, come un racconto, si dipanano gli strati ¿ non sanno di essere arrotolati sul nulla.

  • - Romanzo breve
    av Dostoevskij & Fedor Michajlovi&#269
    189,-

    Romando umoristico di Dostoevskij.

  • av &#268, Anton Pavlovi&#269 & echov
    279,-

    ¿Il 5 luglio 1890 sono arrivato in piroscafo alla città di Nikolàevsk, una delle estremità orientali della nostra patria. L¿Amùr qui è molto largo, al mare restavano soltanto 27 verste1; il posto è maestoso e bello, ma i ricordi del passato di questa regione, quello che i compagni di viaggio dicono sul duro inverno e sulle non meno dure usanze locali, la vicinanza dei lavori forzati e l¿aspetto stesso della città abbandonata, spopolata fanno passare del tutto la voglia di ammirare il paesaggio. Nikolàevsk è stata fondata non poi da tanto, nel 1850, dal famoso Gennàdij Nevel¿skój, momento radioso più unico che raro della storia della città. Negli anni Cinquanta e Sessanta, quando si è cominciato lo sfruttamento agricolo del territorio lungo l¿Amùr facendo generoso uso di soldati, detenuti e coloni, a Nikolàevsk facevano soggiorno i funzionari che governavano la regione, qui arrivavano numerosi avventurieri russi e stranieri, si trasferivano i coloni attirati dalla straordinaria abbondanza di pesce e di selvaggina e, evidentemente, gli interessi che si confanno al genere umano non erano estranei alla città, tant¿è vero che uno scienziato di passaggio considerò

  • av Bruno Osimo
    115,-

    Quando leggiamo un libro tradotto, spesso ci viene spontaneo dare un giudizio sulla traduzione, bella, brutta, scorrevole, difficile... ma nella maggior parte dei casi il nostro giudizio si basa sulla sola lettura in italiano, senza prendere in considerazione cosa c'era scritto nell'originale e come. Questo può essere trascurabile per una letteratura d'intrattenimento, ma quando si tratta di giganti della letteratura siamo molto più interessati a leggere un testo che assomigli il più possibile all'originale. Questa analisi si basa su «La lingua salvata» di Elias Canetti. Due tesi della Civica «Altiero Spinelli» di traduzione si sono cimentate nell'analisi comparativa tedesco-italiano delle prime pagine del testo. E il curatore cerca di trarne alcune conclusioni generali.

  • - poesie erotiche
    av Osimo Bruno Osimo
    115,-

    Sei un vaso di fiori di campotornito a puntino: berrei tutta l'acqua per costringere i tuoi fiori a saltarmi addosso. La gomena teneva a freno le boe flottanti, la gomena - intrecciata tra un fiore e un altro fiore.Mi sono accanito contro la gomena ma senza risultat

  • - Trentasette poesie
    av Osimo Bruno Osimo
    125,-

    Le liriche d'amore non devono necessariamente essere sdolcinate. Esiste una linea sottile dalla quale è facile scivolare tra la rudezza della quotidianità e l'appiccicosità dei baci perugina. L'autore cerca di mantenersi saldo sulla cresta di questa linea, provando a non conformarsi né al canone della poesia classica né al canone della poesia contemporanea.

  • - con glossario inglese-italiano e italiano-inglese
    av Bruno Osimo
    315,-

    237 voci che compongono il lessico della psicoanalisi classica, con un glossarietto dei traducenti inglese-italiano e un glossarietto dei traducenti italiano-inglese.

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