Om Esopo e Fedro in rima
E cinquanta! Chi lo avrebbe mai detto. Ero partito quasi in sordina, con solo due favole di Esopo e Fedro trascritte liberamente dalla prosa in rima. Poi, anche perché motivato dal buon giudizio avuto da alcuni assidui navigatori della rete che avevano avuto modo di leggerle dopo che le avevo postate su Facebook, sono passato a dieci, quindi a venti, trenta e infine al ragguardevole numero attuale. E qui mi fermo. Infatti penso di avere raccolto il meglio della produzione letteraria dei due grandi favolisti. Ma che dire della parte tecnica? I versi scorrono fluidi, orecchiabili, godibili. La rima adottata è quella definita ricca o piena, la stessa - e perdonatemi l'accostamento - dell'Alighieri, del Petrarca e dei massimi rimatori susseguitosi nei secoli passati. Inutile dire che vi raccomando la lettura, così come mi sentirei di raccomandarla agli animalisti, dato che il libro parla degli animali, a cui sono attribuiti vizi, difetti e pregi di un'umanità senza luogo e senza tempo, in cui ognuno, nel bene come nel male, vi si può riconoscere. Il libro in fondo non è altro che una perla di saggezza popolare espressa in versi. Il vademecum della nostra quotidianità.
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