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  • av Remigio Zena
    345,-

    Mancava un quarto a mezzanotte. Appena sceso di vettura sotto l'atrio della stazione di Genova e avviato il servitore a spedirgli il bagaglio, nell'andirivieni dei viaggiatori in partenza Marco Cybo si trovò faccia a faccia col senatore Tommaseo. ¿ Senatore, che buon vento? anche lei sulle mosse? ¿ Per Roma. Sono arrivato stamattina da Parigi. Anche lei a Roma? bravo, faremo viaggio insieme. ¿ Ha notizie della marchesa? ¿ Scusi.... ¿ Ha notizie della marchesa?

  • av Filippo Tommaso Marinetti
    345,-

    La sera del primo giugno 1918 nella baracca dei bombardieri piantata spavaldamente a sghimbescio sopra una cresta montana di Val d¿Astico, si mangiava e beveva allegramente. Le lunghe lunghe forchette rosse del tramonto s¿intrecciavano con le nostre, arrotolando gli spaghetti sanguigni e fumanti. Una ventina di ufficiali, tenenti, capitani, colonnello Squilloni giocondo e pettoruto a capo-tavola. Fame da bombardieri dopo una giornata di lavoro duro. Silenzio religioso di bocche che masticano preghiere succolente. Teste chine sui piatti. Ma i più giovani non amano le pause, e vogliono ridere, agire. Sanno la mia fantasia feconda in beffe e mi eccitano con occhiate. C¿è troppo silenzio a ta...

  • av Publio Virgilio Marone
    399,-

    L'armi e l'uom canto che dal suol di Troia primo in Italia profugo per fato alle lavinie prode venne, molto e per terre sbattuto e in mar da forza ei de' Celesti per la memore ira de la crudel Giunone, e molto ancora provato in guerra, fin ch'ebbe fondata la città e gli Dei posti nel Lazio, onde il Latino genere e gli Albani padri e le mura de l'eccelsa Roma.

  • av Lucio Apuleio
    345,-

    Firenzuola, posta appiè delle Alpi che sono tra Firenze e Bologna, è picciolo castello, ma come il nome e le sue insegne dimostrano, nobilitato e tenuto caro da' suoi Signori; e Fiorenza medesima sono la mia antica patria; perciocchè da Firenzuola, ma della più ricca e più orrevol famiglia di quelle contrade, discesero i miei antichi progenitori; ed in Firenze, essendo stato Pietro mio atavo, con auspicio di quello ammirando Cosimo, il quale fu meritamente Padre della Patria appellato, nel numero degli altri cittadini nacquero Carlo mio avolo e Bastiano mio padre in assai stato ed abbondanza de' beni della fortuna.

  • av Grazia Deledda
    345,-

    Stare in casa, lavorare, riposarsi, riprendere il ricamo cominciato, leggere giornali e qualche libro, fare intorno a sé il poco bene che poteva, questa era la linea quotidiana dell¿esistenza e della pallida felicità della signora Noemi Davila. Anche quella mattina, anzi più che mai quella mattina, ella si svegliò con la visione di tale strada diritta e chiara davanti a sé. Aveva dormito bene tutta la notte, e al suo primo svegliarsi ringraziò Dio anche di questo. Era presto ancora per alzarsi: fuori faceva freddo, sebbene dalla chiarità sonora dei rumori anche i più lontani, e dalla luce azzurrina che rischiarava i vetri appannati, si sentisse la bellezza della giornata invernale: fors...

  • av Niccolo Machiavelli
    345,-

    Lo animo mio era, quando al principio deliberai scrivere le cose fatte dentro e fuora dal popolo fiorentino, cominciare la narrazione mia dagli anni della cristiana religione 1434, nel quale tempo la famiglia de' Medici, per i meriti di Cosimo e di Giovanni suo padre, prese più autorità che alcuna altra in Firenze; perché io mi pensava che messer Lionardo d'Arezzo e messer Poggio, duoi eccellentissimi istorici, avessero narrate particularmente tutte le cose che da quel tempo indrieto erano seguite. Ma avendo io di poi diligentemente letto gli scritti loro, per vedere con quali ordini e modi nello scrivere procedevano, acciò che, imitando quelli, la istoria nostra fusse meglio dai leggenti...

  • av Icilio Guareschi
    399,-

    Da molti anni io pensavo di scrivere su questo famoso chimico, e nelle mie lezioni e specialmente nelle conferenze di analisi non ho mai tralasciato di riassumere l¿immensa opera scientifica di Berzelius. E tanto più volentieri quanto più io andavo leggendo e rileggendo le Memorie originali di questo grande indagatore della natura. Tutti i grandi Trattati di chimica sono pieni del nome di Berzelius. Anche nel libro di Ostwald: L¿évolution d¿une science, la Chimie (1909) il nome che campeggia è sempre quello di Berzelius, e ciò dopo settant¿anni dalla sua morte!

  • av Grazia Deledda
    345,-

    Era un sabato sera, la vigilia della festa di San Basilio, patrono del paese di Barunèi. In lontananza risonavano confusi rumori; qualche scoppio di razzo, un rullo di tamburo, grida di fanciulli; ma nella straducola in pendio, selciata di grossi ciottoli, ancora illuminata dal crepuscolo roseo, s'udiva solo la voce nasale di don Simone Decherchi. «Intanto il fanciullo è scomparso», diceva il vecchio nobile, che stava seduto davanti alla porta della sua casa e discuteva con un altro vecchio, ziu Cosimu Damianu, suocero d'un suo figlio. «Chi l'ha veduto? Dov'è andato? Nessuno lo sa. La gente dubita che l'abbia ucciso il padre... E tutto questo perché non c'è più timor di Dio, più onestà.....

  • av Leonardo Bruni
    585,-

    Io ho pensato lungo tempo meco medesimo, e spesse volte ora nell'una sentenza ed ora nell'altra inclinato, se le cose fatte e le contese avute di fuori e dentro dal Popolo Fiorentino, e se le gloriose opere di quello, accadute al tempo della guerra e della pace, erano da scrivere e mandare alla memoria delle lettere. Dall'una parte m'incitava la grandezza d'esse cose, le quali questo popolo, prima fra sè medesimo nelle civili dissensioni, di poi contro a' finitimi e vicini, e finalmente ne' tempi nostri, cresciuto in maggiore potenza, e col Duca di Milano e col re Ladislao, potentissimi principi, in tal modo ha avuto a fare, che dall'Alpe insino alla Puglia, quanto si distende la lunghezz...

  • av Nicolò Macchiavelli
    345,-

    Poi che da la Vostra Santità, Beatissimo e Santissimo Padre, sendo ancora in minore fortuna constituta, mi fu commesso che io scrivessi le cose fatte da il popolo fiorentino, io ho usata tutta quella diligenzia e arte che mi è stata dalla natura e dalla esperienzia prestata, per sodisfarLe. Ed essendo pervenuto, scrivendo, a quelli tempi i quali, per la morte del Magnifico Lorenzo de' Medici, feciono mutare forma alla Italia, e avendo le cose che di poi sono seguite, sendo più alte e maggiori, con più alto e maggiore spirito a descriversi, ho giudicato essere bene tutto quello che insino a quelli tempi ho descritto ridurlo in uno volume e alla Santissima V.B. presentarlo, acciò che Quella...

  • av Paolo Valera
    345,-

    «CREDETE a me, caro signor Luraschi, se voi siete un giornalista con dei pregiudizi, venuto nella nostra Isola con dei preconcetti, la è finita; io non ho altro da aggiungere. Ma se siete un giornalista che salta la leggenda e studia l'ambiente per proprio conto, voi ritornerete al vostro giornale un difensore del siciliano trascinato per le colonne dei giornali come un delinquente nato. Qualcuno, non ricordo più chi, ha paragonato la Sicilia all'Irlanda e non ha avuto torto. In Irlanda un contadino taglia i garretti al bestiame di un landlord, ed ecco tutta la Grande Bretagna in aria come se si trattasse di un avvenimento inaudito. Il dizionario non ha più sostantivi abbastanza roventi ...

  • av Luciano Zuccoli
    399,-

    ¿ Prendi quelle valigie e portale in questo scompartimento. Su, presto, che il treno riparte!

  • av Luigi Pirandello
    345,-

    Antonio Pentàgora s'era già seduto a tavola tranquillamente per cenare, come se non fosse accaduto nulla. Illuminato dalla lampada che pendeva dal soffitto basso, il suo volto tarmato pareva quasi una maschera sotto il bianco roseo della cotenna rasa, ridondante sulla nuca. Senza giacca, con la camicia floscia celeste, un po' stinta, aperta sul petto irsuto, e le maniche rimboccate sulle braccia pelose, aspettava che lo servissero. Gli sedeva a destra la sorella Sidora, pallida e aggrottata, con gli occhi acuti adirati e sfuggenti sotto il fazzoletto di seta nera che teneva sempre in capo. A sinistra, il figlio Niccolino, spiritato, con la testa orecchiuta da pipistrello sul collo stralun...

  • av Elias Lonnrot
    445

    Nella mente il desiderio mi si sveglia, e nel cervello l¿intenzione di cantare, di parole pronunziare, cö miei versi celebrare la mia patria, la mia gente: mi si struggon nella bocca, mi si fondon le parole: mi si affollan sulla lingua, si sminuzzano fra i denti. Caro mio fratello d¿oro, mio compagno dai prim¿anni! ora vieni a cantar meco, a dir meco le parole! da diverso luogo, insieme ora qui ci siam trovati...

  • av Paolo Sarpi
    345,-

    I legati, conforme a quello che il pontefice ultimamente commandato aveva, a' 15 di genaro fecero una congregazione generale, nella quale il cardinale di Mantova, come primo legato, ebbe un conveniente raggionamento della necessità et opportunità d'aprire il concilio, essortò tutti i prelati ad aiutare cosí santa e pia opera con digiuni, limosine e frequenti celebrazioni di messe. Dopo fu letta la bolla della legazione, data sotto il dí 10 marzo precedente, la qual era in termini generali con le solite clausule, che gli mandava come angeli di pace per preseder al concilio convocato e che doveva aver principio alle feste di risurrezione.

  • av Paolo Sarpi
    345,-

    Il pontefice, per la dissoluzione del concilio liberato da molti pensieri, riputò bene prevenire le occasioni che potessero farlo ricader di nuovo, e propose in concistorio la necessità di riformare la Chiesa: che per questo effetto aveva ridotto il concilio a Trento il quale non avendo portato il fine da lui desiderato per gl'accidenti della guerra, prima d'Italia, e poi anco di Germania, giusta cosa era far in Roma quello che in Trento non s'era potuto. Ordinò per tanto una congregazione numerosa de cardinali e prelati che attendessero all'opera. Dell'averne eletto molti, egli allegava la causa, acciò le risoluzioni passassero con maturità et avessero riputazione maggiore;

  • av Emilio Salgari
    345,-

    Quella sera la taverna El Toro, contrariamente al solito, brulicava di persone, come se qualche importante avvenimento fosse avvenuto o stesse per succedere. Quantunque non fosse una delle migliori di Maracaybo, frammiste a marinai, a facchini del porto, a meticci e ad indiani caraibi, si vedevano - cosa piuttosto insolita - delle persone appartenenti alla migliore società di quella ricca ed importante colonia spagnola: grossi piantatori, proprietari di raffinerie di zuccheri, armatori di navi, ufficiali della guarnigione e perfino qualche membro del governo. La sala, piuttosto ampia, coi muri affumicati, dall'ampio camino, malamente illuminata da quelle incomode e famose lampade usate ...

  • av Thomas Maccrie
    345,-

    È un fatto incontestabile, sebbene possa sembrare improbabile a coloro che sono poco pratici della storia Ecclesiastica, che la pretesa supremazia dei vescovi di Roma, dopo che le più remote chiese dell¿Occidente vi si erano sottomesse, trovò resistenza in Italia. La diocesi d¿Italia, di cui Milano era capitale, restò lungo tempo indipendente da Roma, e praticò un diverso rito, che in seguito fu chiamato la Liturgia Ambrosiana. Non fu prima dell¿undecimo secolo, che i Papi riuscirono di stabilire la loro autorità a Milano, e indussero i vescovi di quella sede a richiedere da Roma il pallio arcivescovile.

  • av Paolo Sarpi
    345,-

    Arrivò in Trento il cardinal Morone dalla legazione sua d'Ispruc il 17 maggio et immediate s'incomminciò a trattare tra li legati del giorno della sessione, essendo vicino il 20, quando si doveva determinare; e non avendo ancora, né sapendo quando si potessero aver le materie in ordine, il giorno 19 nella congregazione fu prorogato il termine sino a 10 di giugno, per determinare allora il giorno prefisso. In quella congregazione due cose notabili successero. L'una fu la contenzione se apparteneva a' legati overo al concilio il deliberare se li procuratori de' vescovi dovevano esser admessi in congregazione, come detto abbiamo che da Lansac fu ricercato.

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    345,-

    ISOCRATE O figliuolo di Clinia, credo che ti maravigli ch'io primo tuo amatore, gli altri ritraendosi, io solo non mi ritragga; e che allora quando t'affollavan gli altri co' loro ragionamenti, io, è tanti anni, non t'abbia mai detto nulla. Questo fu, non per alcuna umana cagione, ma sí per un cotal divieto del Demone; la possanza del quale udirai e saprai tu dopo. Dacché ei non me ne fa piú divieto ora, io mi sono accostato a te: e spero ch'e' non me ne vorrà fare divieto né anche poi. Ma t'ho avuto l'occhio quasi tutto questo tempo, e bene io ho notato come ti contenevi co' tuoi amatori: ché non fu nessuno di quelli, ed eran pure molti e cosí orgogliosi, che, umiliato dal tuo orgoglio, ...

  • av Paolo Sarpi
    345,-

    È costume di chi scrive istoria nel principio proponer il modello della trattazione; nondimeno io ho stimato ben differirlo a questo passo, facendolo ritratto delle cose narrate [e] dissegno di quelle che sono per raccontare. Avendo deliberato alle memorie da me raccolte dar qualche forma che non superasse la facoltà mia e fosse piú accommodata alla materia, ebbi considerazione che, fra tutti i maneggi in questo secolo tra cristiani occorsi, e forse anco in quelli che negl'anni rimanenti occorreranno, questo tiene il primo luogo, e che, delle cose riputate il piú degl'uomini sentono beneficio e piacere d'intenderne le minuzie: perciò giudicai convenirgli la forma di diario.

  • av Marie-Jeanne Riccoboni
    345,-

    L'ONORE, CHE ACCORDATO MI AVETE, madama, della graziosa vostra amicizia, mi ha sempre fatto desiderare di meritarla; e come le mie vicende, e quelle della defunta mia genitrice, ci hanno sovente esposte l'una e l'altra alla critica, credomi in necessità di giustificare agli occhi vostri la condotta sì dell'una, che dell'altra. Lady Sara, che a me diede la vita, figlia era di milord Alderson, uomo altrettanto ricco de' beni di fortuna, quanto scarsamente ornato di quelli della natura; conosciuto voi non l'avete; e come dalla singolarità del suo carattere ebbero origine le nostre peripezie, necessario è ch'egli serva di preliminare alla storia della mia vita, ch'io intendo sottomettere al ...

  • av Joseph-Charles Taché
    265,-

    "L'Isle aux Démons" est un roman écrit par Louis-Hyppolite Taché, un écrivain et homme politique canadien du XIXe siècle. Cette ¿uvre est une aventure romanesque se déroulant dans un contexte historique, typique des romans de cette époque.Ce récit transporte souvent les lecteurs dans un monde d'aventures et de mystères, mettant en scène des personnages confrontés à des défis et des dangers sur une île inhospitalière. L'histoire peut inclure des éléments de suspense, de mystère, voire de fantastique, créant une atmosphère intrigante et immersive."L'Isle aux Démons" est souvent caractérisée par son ambiance captivante et son exploration de l'inconnu, offrant aux lecteurs une évasion dans un monde de péripéties et de découvertes.

  • av Henry Greville
    385,-

    "L'Ingénue" est un roman écrit par Henry Gréville, le pseudonyme de l'écrivaine française Alice Marie Céleste Durand née Fleury. Ce roman a été publié au XIXe siècle et s'inscrit dans la lignée des romans sentimentaux et des récits romantiques de cette époque.Dans "L'Ingénue", l'histoire suit souvent le parcours d'une jeune femme innocente et candide, souvent confrontée à diverses épreuves de la vie. Ce personnage principal incarne généralement la pureté et l'idéalisme, découvrant le monde avec un regard neuf et naïf.Le roman explore les thèmes de l'amour, de la découverte de soi, des relations humaines et de l'apprentissage de la vie à travers les expériences de cette jeune protagoniste. Il offre souvent une représentation romantique de la jeunesse et de l'innocence, tout en dépeignant les défis auxquels elle est confrontée dans un monde parfois cruel et complexe."L'Ingénue" fait partie des nombreux romans de cette époque qui ont captivé les lecteurs avec des personnages féminins idéalisés et des intrigues centrées sur les émotions, les relations et les dilemmes moraux.

  • av Michel Zévaco
    445

    "L'Hôtel Saint-Pol" est un roman écrit par Michel Zévaco, un écrivain français connu pour ses récits d'aventures, de cape et d'épée, souvent situés dans des contextes historiques.Ce roman transporte généralement les lecteurs dans un monde d'intrigues, de complots et d'aventures palpitantes, souvent dans un cadre historique. L'action se déroule habituellement dans des environnements riches en détails historiques et met en scène des personnages audacieux, des luttes de pouvoir et des mystères captivants.Zévaco était renommé pour ses histoires dynamiques et pleines de rebondissements, et "L'Hôtel Saint-Pol" pourrait très probablement suivre cette lignée en offrant une intrigue complexe et des personnages hauts en couleur évoluant dans un contexte historique riche et stimulant.

  • av Alphonse Daudet
    265 - 329,-

  • av Guillaume Apollinaire
    265,-

    "L'Hérésiarque et Cie" est un recueil de nouvelles écrit par Guillaume Apollinaire, poète et écrivain français du début du XXe siècle, souvent associé au mouvement surréaliste et à la modernité poétique.Ce recueil comprend diverses histoires, chacune présentant une exploration unique de l'imagination d'Apollinaire et de son style narratif. Les nouvelles explorent souvent des thèmes variés, tels que l'absurde, le fantastique, l'amour, la satire sociale et la métaphysique."L'Hérésiarque et Cie" est salué pour sa diversité d'histoires et son utilisation de différentes techniques littéraires, y compris des éléments surréalistes et expérimentaux. Il illustre la créativité et l'originalité d'Apollinaire dans sa manière d'aborder la narration et les thèmes variés, reflétant son rôle influent dans la littérature moderne.

  • av Gustave Le Rouge
    499,-

    "L'Héroïne du Colorado" est un roman d'aventures écrit par Gustave Le Rouge, un écrivain français du début du XXe siècle, célèbre pour ses récits de science-fiction, d'aventures et de voyages extraordinaires.Ce roman transporte les lecteurs dans des paysages sauvages du Colorado où se déroulent des péripéties captivantes. L'histoire met souvent en vedette une héroïne courageuse et déterminée, confrontée à des défis, des dangers et des mystères dans un contexte d'aventures à travers des environnements naturels impressionnants.Gustave Le Rouge était connu pour ses histoires d'action dynamiques et ses récits qui captivent l'imagination des lecteurs. "L'Héroïne du Colorado" pourrait très probablement présenter une héroïne intrépide se lançant dans des aventures palpitantes, explorant des contrées sauvages et affrontant divers obstacles, faisant de ce roman une lecture captivante pour les amateurs d'aventures.

  • av Michel Zévaco
    445

    "L'Héroïne" est un roman écrit par Michel Zévaco, un écrivain français du début du XXe siècle, connu pour ses romans d'aventure, de cape et d'épée, et pour ses récits historiques populaires.Ce roman met en scène une héroïne courageuse et déterminée, souvent plongée dans des péripéties et des aventures passionnantes. Zévaco était réputé pour créer des personnages féminins forts et indépendants, et "L'Héroïne" pourrait très bien suivre une femme intrépide se lançant dans des aventures épiques, des duels et des intrigues complexes.Comme pour beaucoup des ¿uvres de Zévaco, "L'Héroïne" serait susceptible de contenir des éléments de romance, d'action, d'intrigue politique et des scènes pleines de rebondissements. Ses récits sont souvent dynamiques, rythmés par des événements dramatiques et des personnages captivants.

  • av Camille Lemonnier
    329,-

    "L'Homme en Amour" est un roman écrit par Camille Lemonnier, un écrivain belge du XIXe siècle, connu pour ses récits naturalistes et sa peinture réaliste des passions humaines.Dans ce roman, Lemonnier explore les complexités de l'amour, décrivant les sentiments passionnés et les tourments émotionnels qui accompagnent souvent cet état. Il examine les relations amoureuses sous différents angles, mettant en lumière les diverses facettes de l'amour, qu'elles soient passionnées, tumultueuses, tragiques ou triomphantes."L'Homme en Amour" est souvent salué pour sa capacité à capturer la gamme complète des émotions humaines liées à l'amour, ainsi que pour sa représentation réaliste et parfois crue des dynamiques et des conflits dans les relations amoureuses. Cette ¿uvre fait partie des contributions notables de Lemonnier à la littérature naturaliste et à la compréhension de la condition humaine.

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