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Böcker i Classici della Letteratura Italiana-serien

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  • av Olindo Guerrini
    345,-

    Ed anche a me da l'innocente cuna ridon due bimbi che l'amor mi diede e quei due bimbi son la mia fortuna, la mia bella speranza e la mia fede.

  • av Luigi Capuana
    345,-

    Benedetti ragazzi! Il teatro dei burattini ora non bastava più: volevano un teatrino per recitar loro, in persona; e avevano già scelto il locale, quello stanzone a pian terreno, specie di magazzino che il babbo affittava, in tempo di fiera, a negozianti di tessuti e che restava chiuso la maggior parte dell'anno, ingombro soltanto di legname vecchio e di una botte inutile. L'anno avanti la venuta d'un burattinaio aveva messo sossopra la casa dell'avvocato Marsili, babbo compiacentissimo quanto altro mai. I suoi cinque ragazzi, il maggiore dei quali aveva quindici anni ed era intanto più...

  • av Giovanni Battista Ramusio
    649,-

    Venimmo a Trapezunte, città greca, come dice quel gran Senofonte, posta sopra il mare, populata da quelli di Sinopia, e con piacere guardammo il mare Eusino, di là onde ancora Senofonte e voi il guardaste già. E gli altari per testimonianza vi restano ancora, li quali in verità furon fatti di mal pulita pietra, e perciò le scolpite lettere non vi si scorgono chiaramente, le quali son greche, ma difettose, sí come scritte da gente barbara ignorante. Io ho dunque deliberato di rifar gli altari di pietra bianca, e d'intagliarvi lettere con ben apparenti note. Evvi ancora una vostra imagine in piacevole atto, col dito steso verso il mare, ma il lavoro né vi si simiglia né è per altro molto be...

  • av Carlo Dossi
    445

    3866. Rov. Ann[edoti] rel[ativi] alle sue opere. - Lamberto Malatesta. Quando Rov. lo presentò alla Censura aust., l'incaricato fece chiamare l'aut. Rov. gli si presentò temendo. Il censore lo sopracaricò di lodi e lo incoraggiò a continuare. Il padre di Rovani vedeva di malissimo occhio che il figlio stampasse. ¿Ben sapendo che la letteratura in Italia è la Cenerentola delle Arti.¿ ¿Ma quand gh'ho portaa a cà i 7 pacch de svanzech, l'ha cambiaa de parer¿. Que' sette pacchi di svanziche Rovani li ricordò tutta la vita. - Simone Rigoni - Un giorno, nel 72, Rov. pigliò in mano il ¿Simone Rigoni¿ ¿uno fra i¿ suoi primi lavori dicendo ¿c'è del buonö e si pose a sfogliarlo. Ma sfogliandolo, t...

  • av Enrico Castelnuovo
    345,-

    ¿A rivederci, signora Giulia, a rivederci, Lucilluccia miädisse il giovine ingegnere Roberto Arconti, stendendo la mano alle due signore Dal Bono, madre e figliuola, ch'entravano in un negozio di mode nella Galleria Vittorio Emanuele a Milano. La signora Giulia fece una piccola smorfia sentendo il tono di confidenza con cui Roberto salutava la sua ragazza; pure quella smorfia finì in un sorriso, ed ella rispose¿Addio, capo scarico,¿mentre Lucilla non diceva nulla e si contentava di avvolgere il giovinotto in uno di quegli sguardi, che, a ventidue anni sopratutto, come ne aveva l'Arconti, penetrano fino alle midolle.

  • av Franco Sacchetti
    345,-

    Tu santa madre del benigno Iddio, del creator di tutte creature, che l¿universo muove al suo disío, e dà chiarezza nelle cose oscure, tu vergine pietosa, il cui ricrio è sol conforto alle mondane cure, tanto mi presta del tuo lume santo ch¿io possa seguitar mio vago canto.

  • av Nello Roselli
    345,-

    Il problema mediterraneo comincia a presentarsi all'Inghilterra fino dal principio del secolo XVI, fino da quando cioè essa pone le basi della sua potenza marittima e allaccia i primi rapporti commerciali con gli scali dell'Europa meridionale. Nella seconda metà di quel secolo, dominata dal conflitto anglo-spagnuolo che si risolve nel suo trionfo, l'Inghilterra vede questi suoi traffici nel bacino mediterraneo intensificarsi con ritmo costante. Durante il secolo XVII essa afferma con ripetute spedizioni navali il suo diritto e il suo interesse a prender parte alle lotte che si combattono fra Spagna, Francia, Olanda e Stati minori, per la supremazia o almeno per l'equilibrio nel Mediterraneo.

  • av Paolo Valera
    345,-

    Ricordo Benito Mussolini con quel suo paltoncino proletario, dal bavero rialzato. Il freddo milanese lo sentiva molto. Compariva tutto freddoloso nel mio studio di via Fontana 18, con una certa timidezza. Protendeva la testa con quei suoi occhioni di fuoco. Sovente, entrando, domandava: "Sei solo?". Non sedeva quasi mai. Passeggiava concitato e sviluppava i suoi pensieri rivoluzionari. Demoliva il regime del quale oggi è ricostruttore: monarchia, militarismo, parlamentarismo, capitalismo. Tutta roba che allora mandava all'égout. Come era superbo Mussolini, coi suoi occhi luminosi che traducevano i bagliori della demolizione di tutto ciò che era borghese e legislativo!

  • av Luigi Pulci
    445

    In principio era il Verbo appresso a Dio, ed era Iddio il Verbo e 'l Verbo Lui: questo era nel principio, al parer mio, e nulla si può far sanza Costui. Però, giusto Signor benigno e pio, mandami solo un degli angel tui, che m'accompagni e rechimi a memoria una famosa, antica e degna storia.

  • av Gian Pietro Lucini
    345,-

    I. E costoro diranno: «Di quest'arte noi sappiamo il recipe, e di queste idee non ascendiamo pei raggi della luna alla luna, nella notte, per raggiungerle colà; ma, come il villano della novella, noi le peschiamo invece qui, nello stagno, collo staccio e colla luna riflessa. Che se l'usare di nomi astratti e lo scriverli con tanto di maiuscola, come la divinità, vuol dire dar una forma concreta ad un sentimento o ad una virtú: che se le virtú vogliono significare forze umane: che se anche queste forze e questi attributi si materiano in personaggi d'altri tempi, in miti d'altri paesi, in favole d'altre imaginazioni, la fatica è breve ed il profitto nullo: e racimolando tra i classici e tra...

  • av Francesco Siliprandi
    399,-

    La reazione europea, soffocata che ebbe, la rivoluzione nel sangue, chiuse in una tomba la libertà e vi pose a guardia papi, re, gesuiti, dottrinari, moderati ed un esercito di sgherri. Ma non aveva spenta l¿idea, non conquistato lo spirito nuovo, e la libertà rovesciò la pietra sepolcrale e sorse come l¿aurora che precede il sole. Al suo apparire, austera e fulgida di nuova vita, i popoli si scossero dal lungo letargo, e dall¿Alpi al mare si alza il grido di Viva l¿Italia. I primi albori, periodo di preparazione, come dice il Ferrari, apparirono nella gazzetta che intitolavasi il Conciliatore. Il vasto ingegno e la profondità delle dottrine degli scrittori Sismondi, Gioia, Romagnosi, Si...

  • av Max Stirner
    375,-

    Ciò che Max Stirner lasciò in fatto di opere minori fu compiuto (con l'unica eccezione dei suoi articoli per il «Giornale del Lloyd austriaco» nel 1848) prima della comparsa dell'«Unico e la sua proprietà», quindi prima del 1845. Queste opere minori si suddividono in quattro gruppi: le due prime pubblicazioni, intimamente affini tra loro, del gennaio 1842; le sue corrispondenze alla Gazzetta generale di Lipsia e alla Gazzetta renana, che si estendono dal marzo al dicembre 1842; quattro maggiori componimenti che stanno da sè, dei quali egli pubblicò pure nella Gazzetta renana i due più importanti...

  • av Grazia Deledda
    345,-

    Un palmizio le cui foglie sembravano lame di spade arrugginite dal vento marino, sorgeva tra l'ultima casetta del villaggio e la landa che finiva col mare. Il villaggio pareva disabitato, e ad accrescere quest'impressione non mancavano qua e là alcune rovine coperte di musco giallastro e popolato di lucertole. Anche i muri della casetta del palmizio e quelli del cortile che la fiancheggiava, si sgretolavano e si slabbravano; e intorno alle finestruole dalle imposte scolorite si scorgevano le pietre rossiccie. Ma intorno era una infinita dolcezza di paesaggio orientale; nuvole rosse come fiamme solcavano il cielo verdognolo del crepuscolo, e fra una macchia e l'altra di tamerice appariva...

  • av Ippolito Nievo
    499,-

    Le confessioni di un italiano

  • av Cletto Arrighi
    375,-

    Nell'ottobre del 1866, moriva in Milano di pneumonite il vedovo conte Guglielmo O'Stiary dopo una fiera malattia di cinque giorni. Lasciava un milione al suo unico figlio Enrico, di passa vent'anni, col patto espresso nel testamento, ch'egli non potesse andar in possesso assoluto e dispotico della sostanza se non compiuti i ventiquattro, come portava la legge cho vigeva al tempo degli Austriaci. In caso che l'erede avesse voluto fare opposizione al testamento il severo babbo lo privava di tutto, e sostituiva nella eredità: il Sacro Cuore di Gesù.

  • av Maria Savi-Lopez
    345,-

    I nani più famosi per la loro forza, per la potenza, la ricchezza e la bellezza sovrumana hanno parte importante in parecchi poemi del Medioevo; e pare che i loro poeti si siano compiaciuti nel delinearne le figure strane, così diverse da quelle degli eroi, per i quali s'accesero d'amore le castellane di Francia e di Germania, o le Saracene che rinnegarono per essi la fede dei loro avi. Questi nani, siano essi padroni di tesori o di regni meravigliosi sotto il triste cielo dell'Islanda e della Scandinavia, nell'ignoto paese dei Nibelunghi, sui monti del Tirolo, o sulle sponde del nostro lago di Garda, hanno fra loro relazioni strettissime.

  • av Gerolamo Rovetta
    345,-

    Due seccature, una leggera, l'altra assai grave e pericolosa, turbavano il buon umore e il successo del direttore delle Risorse italiche, segretario generale della Cisalpina. La seccatura piccola, un'inezia, ma insistente, irritante come la punzecchiatura di una mosca, era Paolo Jona colla sua Durlindana. Ormai la Navigazione e Matteo Cantasirena facevano le spese di tutto il giornale umoristico. Appena affisso il manifesto del Comitato, la Durlindana, subito, era uscita con una grande caricatura a colori: Mosè salvato dalle acque. E Mosè, si capisce, era Matteo Cantasirena, le acque i debiti, le cambiali, i protesti; l'Arca, la Cisalpina, le vele il giornale le Risorse italiche, gonfiate...

  • av Leonardo Da
    345,-

    1. DE ANIMA. Il moto della terra contro alla terra ricalcando quella, poco si move le parte percosse. L'acqua percossa dall'acqua fa circuli dintorno al loco percosso. Per lunga distanzia la voce infra l'aria. Più lunga infra 'l foco. Più la mente infra l'universo. Ma perché l'è finita non s'astende infra lo 'nfinito. 2. FACCIÀNO NOSTRA VITA COLL'ALTRUI MORTE. In nella cosa morta riman vita dissensata, la quale ricongiunta alli stomaci de' vivi ripiglia vita sensitiva e 'ntellettiva. 3. Il moto è causa d'ogni vita. 4. La natura è piena d'infinite ragioni che non furon mai in isperienzia.

  • av Luigi Pulci
    445

    1. Fonte di pietà, fonte di grazia, madre de' peccator, nostra avvocata, di cui la mente mia mai non si sazia di dir quanto tu sia nel Ciel beata, tu redemisti nostra contumazia dal dì che 'n terra fusti annunzïata: non mi lasciare, o Virgine di gloria, tanto ch'i' possi ordinar questa storia.

  • av Luigi Di San Giusto
    345,-

    Gigetta ascoltò dietro l'uscio, finchè udì il passo del padre dileguarsi per le scale, poi aprì e fece per uscire. ¿ Dove vai? ¿ le gridò dietro la siora Catina, con quella sua voce un po' stridula, che non faceva punto paura a sua figlia. ¿ Tutto il giorno lì; e lo sai che il tuo papà non vuole ¿ brontolò senza convinzione la mamma. E già Gigetta era fuori, sul pianerottolo. Fece in due salti, con le sue buone lunghe gambe di tredici anni, le due scale al piano superiore e tirò il vecchio campanello di ottone, canticchiando un'arietta per prendere pazienza a aspettare. Sapeva che Lia, la serva, ci avrebbe messo cinque minuti buoni per arrivare dalla cucina all'uscio...

  • av Goffredo Mameli
    375,-

    Il sospetto. La scena è sulla piazza di San Lorenzo, apprestata per la incoronazione di Paolo da Novi. Vi sarà gran folla, e varii gruppi. SCENA I VERRINA e PANSA, in un angolo della piazza. VERRINA. Ma su qual prova questo tuo sospetto Dunque si posa? PANSA. Sovra certa prova. O Verrina, ti è noto quel Francese...

  • av Guglielmo Marconi
    375,-

    La «telegrafia senza fili» o telegrafia attraverso lo spazio senza fili di connessione è argomento che ha suscitato molta attenzione fin da quando furono resi noti i risultati delle prime esperienze da me effettuate in questo paese. Non mi propongo questa sera di esporre le mie idee o di discutere la teoria del sistema sulla cui base ho fatto tante prove, e grazie al quale io ho realizzato vari impianti. Vorrei invece sottoporvi notizie precise intorno a quanto è stato fatto da me e dai miei collaboratori in questi ultimi dodici mesi, nonchè alcuni dati sicuri relativi ai mezzi da me impiegati per ottenere tali risultati. Molto si è scritto su questo argomento, con maggiore o minore esatt...

  • av Charles Dickens
    399,-

    Kit ¿ poichè a questo punto abbiamo la fortuna non solo di aver l'agio di seguire le sue vicende, ma di veder le necessità di queste avventure adattarsi al comodo nostro e alle nostre predilezioni in guisa siffatta da imporci categoricamente di battere il sentiero che desideriamo di prendere ¿ Kit, mentre maturavano i casi svolti negli ultimi quindici capitoli, aveva, pian piano, come il lettore può immaginare, pigliato sempre più dimestichezza col signore e la signora Garland, col signor Abele, col cavallino scozzese, e con Barbara, giungendo, pian piano, a considerarli tutti insieme come suoi cari affezionati amici, e a ritenere come casa propria il villino Abele a Finchley.

  • av Diodata Saluzzo Roero
    345,-

    Sorgeva il sole del mattino circondato da leggiere nuvole estive; rivestivano le nuvole cento variate forme muovendosi rapidissimamente; e mentre fra le alte rocche del Monte Mauro che divideva da quelle sponde la fiorita Provenza, sciolta la neve veniva giù per la mezza falda in mille ruscelli d'argento, e cadeva nel Mediterraneo tutto increspato dal vento mattutino, una delle armigere schiere che serviva all'imperatore Ottone spiegava le bandiere del suo Signore, e circondava un carro veloce, ove sedeva la giovane Igilberta. Scende dal veloce carro, e fa arretrar gli armati con un cenno d'impero, sola seguitando la via.

  • av Giovanni Ruffini
    345,-

    Tutti i giorni che Dio metteva in terra, quando l'orologio batteva le undici, il mio zio canonico diceva immancabilmente la messa; ed io, pure immancabilmente, gliela servivo. Questa faccenda di tutti i giorni, che durava da due anni interi, aveva perduto per me ogni attrattiva di novità: e poiché, per di più, la messa dello zio era molto lunga, non starò a dire come ne fossi maledettamente annoiato. Per questo, dopo che gli avevo versato il vino e l'acqua, nell'atto di riporre le ampolle dietro una tendina al lato sinistro dell'altare, non mancavo mai di dare, riparato dalla medesima, una buona succhiata all'ampolla del vino.

  • av Giovanni Battista Casti
    445

    Benchè, o scherzevol Musa, io ti proponga Di cantar dell'origine di Roma, Non sgomentarti e non temer che imponga Sovra gli omeri tuoi più grave soma, O che l'eroica tromba in man ti ponga Per vederti d'allor cinta la chioma. Conserva, o Musa, pure i consueti Sali, gli arguti motti e i carmi lieti.

  • av Ulisse Barbieri
    345,-

    Erano scorsi trecento e più mila anni dacchè il mondo non era più. ¿ Nel vortice dei secoli erano state travolte cose ed eventi, e l'uomo e le memorie delle infinite colpe e di qualcuna virtù, che nella tenebría dei tempi splendette come stella in notte procellosa. Colle tante ceneri sparse sulla terra riposavano le mie, e certo all'alito increscioso della vita non avrei creduto si ridestassero; ma vedi stranezza o potenza dei fati, come ciò più ti piacerà chiamare!... Io mi sentii vivo, quando meno me lo pensavo.... tanto che, trovatomi molto incomodo sotto ad un mondezzajo, dove stavo probabilmente per tramutarmi in chi sa qual sorta d'animale, o forse dato, era concime, a pastura di q...

  • av Emilio Salgari
    345,-

    Il piccolo battello a vapore che fa il servizio postale una volta alla settimana, fra Nuova York, la più popolosa città degli Stati Uniti d'America settentrionale e la piccola borgata dell'isola Nantucket, quella mattina era entrato nel piccolo porto con un solo passeggero. Accadeva spesso, durante l'autunno, terminata la stagione balneare, che rarissime persone approdassero a quell'isola, abitata solo da qualche migliaio di famiglie di pescatori che non s'occupavano d'altro che d'affondare le loro reti nei flutti dell'Atlantico. «Signor Brandok», aveva gridato il pilota, quando il battello a vapore s'era ormeggiato al ponte di legno «siamo giunti.» Il passeggero, che durante la travers...

  • av Gabriele D'Annunzio
    375,-

    O Vita, o Vita, dono terribile del dio, come una spada fedele, come una ruggente face, come la gorgóna, come la centàurea veste; o Vita, o Vita, dono d'oblìo, offerta agreste, come un'acqua chiara, come una corona, come un fiale, come il miele che la bocca separa dalla cera tenace; o Vita, o Vita ...

  • av Giovanni Ruffini
    345,-

    I mesi passavano: l'autunno aveva ceduto il luogo all'inverno, le noie della vita universitaria erano sottentrate ai dolci ozi della campagna, ed io stavo sempre aspettando. Nessuna notizia sul grande affare ricevevo né da Cesare né da Fantasio: appena a quando a quando una parola d'incoraggiamento. Ultimamente però Fantasio aveva desiderato di sapere quanti denari avessi messo da parte, avvertendomi di cambiare l'argento in oro e di portarlo sempre meco «perché» diceva «tu puoi esser chiamato da un momento all'altro, e farai bene a tenerti pronto all'appello per quando l'ora sonerà».

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