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Böcker i Classici della Letteratura Italiana-serien

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  • av Matilde Serao
    345,-

    Il treno si fermò. - Capua; Capua. - gridarono tre o quattro voci, monotonamente, nella notte. S'udì uno strepito di sciabole trascinate e un vivo parlottare fra lombardo e piemontese: un gruppo di ufficialetti, tanto per finire la serata, era venuto a vedere il passaggio del treno notturno Napoli-Roma. Mentre il conduttore chiacchierava, sommesso, col capo-stazione, che gli dava una commissione per Caianiello, e il postino tendeva un sacco di tela pieno di lettere all'impiegato postale ambulante, gli ufficiali, discorrendo fra loro e facendo, per abitudine, risonare i loro speroni, guardavano se qualcuno salisse o scendesse, sbirciavano dagli sportelli aperti se apparisse qualche bel v...

  • av Stendhal
    445

    Il 15 maggio 1796 il general Bonaparte entrò a Milano alla testa del giovine esercito che aveva varcato il ponte di Lodi e mostrato al mondo come dopo tanti secoli Cesare e Alessandro avessero unsuccessore. I miracoli d'ardimento e d'ingegno che l'Italia vide compiersi in pochi mesi risvegliarono un popolo addormentato: otto giorni avanti che i Francesi giungessero, i Milanesi li credevano un'accozzaglia di briganti usi a scappar di fronte alle truppe di Sua Maestà Imperiale e Reale, che questo diceva e ripeteva tre volte la settimana un giornalucolo grande come il palmo della mano e stampato su una sudicia carta.

  • av Beecher Stowe Harriet
    399,-

    ¿ Tom, non attaccate i cavalli: non ho più voglia di uscire, disse Evangelina. ¿ Perché, miss Eva? ¿ Perché quelle miserie mi fanno male al cuore... ¿ diss¿ella ¿ sì, mi fanno male; ¿ ripeté vivamente ¿ non voglio uscire. ¿ E voltando le spalle a Tom, rientrò in casa. Alcuni giorni dopo, si vide una vecchia giungere portando i soliti panetti invece della Prue. Miss Ofelia era nella cucina. ¿ Dio buono! ¿ esclamò Dina. ¿ O la Prue?

  • av Beecher Stowe Harriet
    399,-

    Era una giornata freddissima del mese di febbraio, e nella città di P..., nel Kentucky ad ora già avanzata due gentlemen, seduti col bicchiere in mano in una ricca sala da pranzo, liberi dall¿incomoda presenza dei servi, discorrevano con molto calore sopra un argomento di alta importanza. Abbiamo detto due gentlemen, ma per modo di dire; perché uno di essi, attentamente osservato, a tutto rigore non appariva tale. Era bassotto e atticciato, aveva lineamenti comuni e grossolani; il suo fare pretenzioso e superbo mostrava l¿uomo plebeo che agogna di uscire dalla sua sfera.

  • av Eugenio Barbarich
    345,-

    Le fonti della milizia veneta.

  • av Matilde Serao
    345,-

    Un giorno, un¿ora, un minuto prima della partenza, tutto il febbrile entusiasmo di chi parte si dilegua. L¿egoistico ardore con cui si son fatti i preparativi del viaggio, la gaia fretta che par quasi quella del prigioniero cui sorrida, ineffabile, la libertà imminente, quel vivo sogno interiore che rende un pö folli gli occhi di colui che deve andar via, tutto svanisce, lasciando al suo posto un dubbio freddo e sterile, una sottile e opprimente angoscia. Dice l¿anima incerta: «faccio io bene, ad andarmene? Saranno, poi, veramente belli, fantastici, poetici i paesi dove andrò? Troverò io l¿emozione che deve far rivivere il mio stanco e arido cuore? Non furono forse le illusioni dei viagg...

  • av Charles Dickens
    399,-

    È mio costume, vecchio qual sono, d'andare a passeggio quasi sempre di notte. L'estate, spesso, me n'esco di casa la mattina presto, e giro per i campi e i viottoli tutta la giornata, o anche me ne sto lontano per giorni o settimane di fila; ma, tranne che in campagna, di rado esco se non al buio, sebbene, e ne sia ringraziato il Cielo, io ami la luce del giorno e senta, al pari d'ogni creatura vivente, la gioia ch'essa riversa sul mondo. Ho contratto quest'abitudine senza accorgermene, sia perchè seconda la mia infermità, sia perchè m'offre la più favorevole occasione di meditare sul carattere e la occupazione di quanti affollano le vie.

  • av Achille De Giovanni
    375,-

    Da quando presi ad occuparmi della Patologia del Simpatico, mi si è presentato alla mente un problema, sul quale ho poi lungamente meditato, seguendo, ora l'inspirazione dei fatti raccolti nella cllnica, ora quella delle esperienze fisiologiche, ora quella delle leggi generali della biologia . E mentre per opera dei più accreditati cultori della nevropatologia cresceva la messe clinica intorno alle nevrosi, a me sembrò che ne rimanesse tuttavia misteriosa la genesi, considerata in rapporto ai momenti predisponenti.

  • av Ippolito Nievo
    499,-

    Le condessioni di un italiano

  • av Emma Perodi
    399,-

    Tutte le campane di Poppi e della valle suonavano a festa in quella notte chiamando i fedeli alla messa di Natale, e pareva che a quell'invito rispondessero le campane di Soci, di Bibbiena, di Maggiona e di tutti i paesi e i castelli eretti sui monti brulli, che s'inalzavano fino all'Eremo di Camaldoli e al Picco della Verna, tanto era lo scampanìo che si udiva da ogni lato. In una casa di Farneta, piccolo borgo sulla via di Camaldoli, la famiglia del contadino Marcucci era tutta riunita sotto l'ampia cappa del camino basso, che sporgeva fin quasi a metà della stanza.

  • av Tommaso Fazello
    399,-

    Passata la foce del fiume, quasi un mezo miglio lontano, si trova un castello al piè del monte Erauco, edificato de¿ sassi, che si cavarono delle rovine delle città d¿Imera, al quale fu posto nome Termene, per cagion del caldo, peroche Termenos in lingua greca, vuol dir nella nostra volgare, calore, o caldo; e la cagione è, perche quivi sono acque calde mescolate con zolfo, che servono per lavarsi, e per sudare, le quali adoperò Ercole qualche volta, e vi si lavò dentro per ricrearsi dopo il lungo viaggio, si come afferma Diodoro nel Quinto libro, le cui parole son queste.

  • av Emilio Salgari
    345,-

    Tutto era calmo sulle rive del maestoso Nilo. Il sole stava per scomparire dietro le altissime cime delle immense palme piumate, fra un mare di fuoco che arrossava le acque del fiume, facendole sembrare bronzo appena fuso, mentre a levante un vapore violaceo, che diventava di momento in momento più fosco, annunciava le prime tenebre. Un uomo stava ritto sulla riva, appoggiato al fusto d'una giovane palma, in una specie di molle abbandono e come immerso in profondi pensieri. Il suo sguardo vago errava sulle acque che si frangevano con un dolce gorgoglìo fra le radici dei papiri affondate nella melma. Era un bel giovane egiziano, forse appena diciottenne, con spalle piuttosto larghe e pi...

  • av Tommaso Fazello
    445

    La Sicilia, la quale è Isola del mare Mediterraneo, è posta tra l¿Italia, e l¿Africa; ma dalla parte di Mezo giorno, e di Ponente, è divisa dall¿Italia da un braccio di mare assai stretto, et ondoso. L¿estrinseche parti di questa Isola, formano la figura d¿una lettera Greca, chiamata ¿ Delta, et i suoi tre Angoli producono altritanti promontorij, l¿uno de¿ quali è chiamato Peloro, l¿altro Pachino, e l¿altro Lilibeo, i quali Promontorij, sono delle sommesse parti dell¿Isola, et s¿allungano in mare, e formano la figura di tre punte. Il monte Peloro, risguarda il Ceni Promontorio di Calabria, hoggi volgarmente detto Coda di Volpe...

  • av Tommaso Fazello
    345,-

    In questo mentre, Pietro Re d¿Aragona, per mostrar che degnamente faceva professione di Cavaliero, e col mentire non voleva mancare alle sue parole, haveva di già dato il guasto col fuoco, e col ferro alla riviera d¿Africa intorno alla città d¿Ippona, dipoi volgendo il pensiero a quelle cose, per le quali s¿erano fatte tante finte dimostrationi, e tanti fatti da vero, attendeva a pensare alle cose di Sicilia, e passato in Corsica, aspettava, che riuscita dovesse havere la congiura e¿l consiglio di Giovanni Procita, là dove essendo, intese da Giovanni istesso, da Guielmo da Messina, e duoi sindici di tutta la Sicilia la certezza della ribellione, e la mortalità che era seguita.

  • av Emilio Salgari
    345,-

    La mattina del 20 aprile del 1857, il guardiano del semaforo di Diamond-Harbour, segnalava la presenza d'un piccolo legno che doveva essere entrato nell'Hugly durante la notte, senza aver fatto richiesta di alcun pilota. Sembrava un veliero malese, dalle dimensioni straordinarie delle sue vele, la cui superficie era immensa, però lo scafo non era precisamente simile a quello dei prahos, non essendo provvisto di bilancieri per appoggiarsi meglio sulle onde quando le raffiche aumentano di violenza, né avendo al centro quella tettoia che chiamasi attap. Anzi era costruito, a quanto pareva, con lamine di ferro anziché di legno, non aveva la poppa bassa, la tolda era sgombra e poi stazzava tr...

  • av Tommaso Fazello
    399,-

    Renduta per opra di Timoleone alla Sicilia la sua libertà, che come raccoglie Eusebio, durò circa ä venti anni, le città, e le castella, in quel poco spatio di tempo crebbero grandemente di frequenza di popoli, di ricchezze, e di fabriche publiche, e private, percioche oltre a gli edificij privati s¿accrebbero per tutto alle città tempij, corti, piazze, torri, sepolcri, Piramidi, Theatri, e molt¿altre simil cose fatte con diligente, e sontuoso artificio, e inanzi a tutti gli altri a Siracusa per l¿abbondanza delle lor ricchezze, non solamente s¿augumentarono gli ornamenti, ma l¿imperio anchora divenne maggiore, et in processo di tempo, mentre che temevano delle forze altrui, caddero nell...

  • av Max Nordau
    345,-

    Il genere umano, che al pari di Faust, è alla cerca di cognizioni e di felicità, non fu, forse, mai più di ora, lontano dal poter invocar il momento che passa per dirgli: «Fermati, sei tanto bello!». La coltura e l'incivilimento si estendono sempre più e s'impossessano delle regioni finora più selvaggie del mondo. Là, dove dominarono fino a ieri le tenebre, oggi fiammeggia una luce splendidissima. Ogni giorno sorge una nuova mirabile scoperta, che rende ognor più abitabile la terra, più sopportabili le traversie della vita, più svariati e sentiti i soddisfacimenti all'uomo concessi.

  • av Anonimo
    345,-

    Quelli i quali hanno scritta la storia del Regno di Dyarbekir, raccontano che nella città di Harran regnava un re molto magnifico e potente. Ancorché avesse nel suo serraglio le più belle donne dell¿universo, non poteva aver figliuoli. Ne implorava incessantemente dal cielo, ed una notte mentre gustava le dolcezze del sonno, un uomo di bell¿aspetto gli apparve, dicendogli: ¿ Le tue preghiere sono state esaudite; hai ottenuto finalmente quanto bramavi. Appena sarai risvegliato alzati: vanne nei giardini del tuo palazzo, chiama il tuo giardiniere, e comandagli che ti presenti una melagrana. Mangiane tanti grani quanti vorrai, e le tue brame saranno adempiute.

  • av Emilio Salgari
    345,-

    Il piccolo battello a vapore che fa il servizio postale una volta alla settimana, fra Nuova York, la più popolosa città degli Stati Uniti d'America settentrionale e la piccola borgata dell'isola Nantucket, quella mattina era entrato nel piccolo porto con un solo passeggero. Accadeva spesso, durante l'autunno, terminata la stagione balneare, che rarissime persone approdassero a quell'isola, abitata solo da qualche migliaio di famiglie di pescatori che non s'occupavano d'altro che d'affondare le loro reti nei flutti dell'Atlantico. «Signor Brandok», aveva gridato il pilota, quando il battello a vapore s'era ormeggiato al ponte di legno «siamo giunti.»

  • av Anonimo
    345,-

    Le cronache de¿ Sassaiani, antichi Re di Persia, riferiscono esservi stato un Re il quale era amato dai sudditi per la sua saviezza e temuto dai vicini per la fama del suo valore. Aveva due figli: il primogenito chiamavasi Schahriar, e l¿altro aveva nome Schahzenan. Dopo un regno lungo e glorioso morì questo Re, e Schahriar salì sul trono. Schahzenan fu obbligato di vivere come un semplice privato; ben lontano di mirare con invidia la buona sorte del fratello maggiore, pose invece tutto il suo studio a piacergli. Schahriar fu contentissimo della sua compiacenza e, per dargliene una prova, volle dividere con lui i suoi Stati, cedendogli il regno della Tartaria...

  • av Anonimo
    345,-

    Quelli i quali hanno scritta la storia del Regno di Dyarbekir, raccontano che nella città di Harran regnava un re molto magnifico e potente. Ancorché avesse nel suo serraglio le più belle donne dell¿universo, non poteva aver figliuoli. Ne implorava incessantemente dal cielo, ed una notte mentre gustava le dolcezze del sonno, un uomo di bell¿aspetto gli apparve, dicendogli: ¿ Le tue preghiere sono state esaudite; hai ottenuto finalmente quanto bramavi. Appena sarai risvegliato alzati: vanne nei giardini del tuo palazzo, chiama il tuo giardiniere, e comandagli che ti presenti una melagrana. Mangiane tanti grani quanti vorrai, e le tue brame saranno adempiute.

  • av Carlo Dossi
    345,-

    ¿Da qual caminetto di letterato o banco di drogherìa, da qual latrina di gazzettiere o biblioteca in saccheggio bonghiano, hai tù, mio temerario editore, saputo salvarmi questa copia rarìssima della prima edizione della «Desinenza in A», che t'intestasti a ristampare? ¡Vedi quanto è làcera e unta! ¡quanto è macchiata e scorbiata!...

  • av Emilio Praga
    345,-

    Spesso una voce incognita mi dice: - O giovinetto, perché dolente hai l'anima, e pallido l'aspetto? Di desidèri inutili, oh, non ascolta il grido; l'aura che vien dagli uomini, amico, è un verbo infido!

  • av Carlo Dossi
    445

    I. Vi ha risposte che sono insieme una domanda - ottime a protrarre un discorso. E io invece, nelle mie risposte, pongo sempre punti; mai virgole né punti e virgola-. 3. strigosus (Gellius) = magro, il nostro milanese ¿striaä da strix, strige (strega) vampiro succhiasangue. 5. Per la Satira a Roma. V. Gellio - notti attiche (L. IV cap. V.) - (Lib. XV. IV). 6. Antichi dii Romani - v. Gellio (C. v. - C. XII). 7. Aurum in Gallia effutisti (Svetonio) - scialaquasti, il nostro mil. te mandaa a fass fôtt. - 8. stroppus - (in Gellio) benda del sacerdote - il milanese stroppai.

  • av Giovanni Vailati
    375,-

    Alle ricerche storiche sui progressi del sapere umano si è portati ora ad attribuire una importanza assai maggiore di quanto non avvenisse in passato. La disposizione a considerare la storia delle scienze come una semplice raccolta di aneddoti singolari e divertenti, non aventi altro scopo che quello di soddisfare la naturale curiosità che desta tutto ciò che si riferisce alle vicende della vita o alle qualità personali dei grandi scienziati del passato, non è certamente ancora del tutto scomparsa, e capita qualche volta ancora adesso di sentire addurre, a difesa di questo modo di vedere, dei ragionamenti che non differiscono che per la forma dalla famosa boutade del buono ed illustre fil...

  • av Francesco Guardione
    345,-

    Le parole: O virtù miserabile, eri una parola nuda, e io ti seguiva come tu fossi una cosa; ma tu sottostavi alla fortuna: sdegnose parole di Bruto, racchiudendo un'accusa terribile, furono contradette da Cassio Dione in poi, e Bruto creduto piuttosto uomo di natura perfida; tuttochè la grande anima romana, mandando un grido di maledizione patisse torture; tuttochè l'indomito spirto in quella terribile e sanguinosa notte avesse deciso di nascondersi allo scempio dell'Urbs, pria che Roma mirasse lacrimosa le comiche e atroci scene degli ultimi triumviri. Ma i giudizj sul passato hanno spesso del tornaconto; e la storia no, non è sempre maestra della vita: la storia, alle volte, per fallaci...

  • av Luigi Pulci
    399,-

    Ma benché nel giardin le triste aguria apparissin, di fuor non fu sentito per la città, né da' baroni in curia: onde Marsilio è poi più sbigottito. E poi che fu passata questa furia ed ognuno era attonito e smarrito, cominciò Bianciardino a confortargli ed a suo modo i segni a interpetrargli;

  • av Luigi Pulci
    399,-

    Magnifica il Signor l'anima mia, e rallegrato è nella sua salute lo spirto di quel Ben ch'ognun disia; perché E' conobbe tra le mie virtute l'umiltà di sua ancilla giusta e pia, etternalmente da Lui prevedute. Così come in te fu sempre umiltade, aiuta or me per tua somma pietade.

  • av Francesco de Sanctis
    345,-

    Riportiamo qui sotto questo celebre testamento, che già tempo fa occupò di sè il mondo, riprodotto ora in tutt¿i giornali francesi e italiani, cogliendo l¿opportunità de¿ progetti ambiziosi attribuiti alla Russia, che ha preso posizione dietro la Germania, e le dà l¿imbeccata. Ogni volta, che la Russia tenta qualche cosa di serio, sorge a galla il testamento, e la vecchia Europa vi gitta su l¿occhio con una specie di spavento. Noi teniamo il testamento per apocrifo, immaginato nel principio di questo secolo da qualche ingegnoso pubblicista, che ha preso per guida le idee del Machiavelli...

  • av Guido da Verona
    345,-

    Fino ad oggi, nella regale città di Maria Cristina, in questa gloriosa capitale del Nord, sul divino Atlantico, la cosa che più m'interessava erälo confesso¿l'imbecillissimo gioco del «trente et quarante».

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